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Riding The Skies: impresa compiuta!

Il 20 Aprile 1925 Francesco De Pinedo insieme al motorista Ernesto Campanelli decollarono da Sesto Calende con un SIAI S.16ter, battezzato “Gennariello”, con l’obiettivo di compiere il periplo dell’Australia e tornare in Italia passando da Tokio. Percorsero 55000 km in 370 ore, incontrando difficoltà tecniche, meteorologiche e burocratiche, che De Pinedo raccontò nel libro “Un volo di 55.000 chilometri” pubblicato da Mondadori nel 1927.

Una delle tappe più importanti fu quella australiana. Alle 13,20 del 31 Maggio, De Pinedo ammarava a Broome, nella baia di Roebuck, il loro primo scalo australiano. Nei giorni seguenti toccarono Port Hedland, Carnarvon, Perth, Albany e Port Eyre. L’8 Giugno giunsero ad Adelaide, dove furono accolti da una moltitudine festante. L’indomani a Melbourne li accolsero  in 40000 per festeggiare questo importantissimo traguardo. Era la prima volta che un aereo europeo giungeva in Australia. Fin qui erano stati percorsi 23.500 km in 50 giorni con 160 ore di volo.

Dopo 88 anni, due italiani hanno condotto un’impresa simile a quella di De Pinedo.

Il 6 Ottobre 2013, alle 7:45, Roberto Bisa e Antonio Forato sono decollati da Cassola (Vicenza) a bordo di ultraleggeri da turismo: un Flysyntesys Texan Top 100 e un Technam P92 Eaglet. Destinazione Syndey, Australia.

Facendo un rapido confronto tra gli ultraleggeri di Bisa e Forato con il Siai di De Pinedo, emergono differenze sostanziali che ci fanno riflettere sull’evoluzione del mezzo aereo negli ultimi 90 anni. Il SIAI S.16ter era un idrovolante biplano costruito in legno e tela, con un motore da 400 CV, peso a vuoto 850 Kg, peso massimo al decollo 2650 Kg, velocità di crociera 170 Km/h, autonomia 1000 Km. Il Texan Top 100 è costruito in fibra di carbonio, ala bassa, motore da 100 CV, peso massimo al decollo 450 Kg. Il Tecnam P92 Eaglet è costruito da un traliccio d’acciaio rivestito da fogli di alluminio, ala alta, motore da 100 CV, peso massimo al decollo 600 Kg. Entrambi hanno una velocità di crociera tra i 200 ed i 215 Km/h, ed un’autonomia di 7-8 ore (1600 Km circa). Il SIAI era dotato di un motore Lorraine-Dietrich 12 D dal peso a vuoto di 330 Kg, i due ultraleggeri sono dotati di motore Rotax 912 ULS dal peso di 60 Kg. Un bel passo avanti!

L’obiettivo di Bisa e Forato era quello di attraversare 16 Paesi in 22 giorni, per un totale di 22.000 Km (Italia, Grecia, Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Pakistan, India, Bangladesh, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, Australia). Riding The Skies” è il nome che hanno dato a questa impresa; i due piloti contano di entrare nel Guinness dei primati, nessuno prima di loro ha mai realizzato una simile sorvolata con ultraleggeri .

Bisa e Forato hanno dovuto affrontare situazioni meteorologiche avverse e problemi burocratici, che hanno reso questa impresa ancora più ardua. Già all’inizio hanno accumulato ritardo per via di due “false partenze” dall’aviosuperficie di Cassola da dove sono partiti e rientrati nuovamente a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

Il 28 Ottobre i due aviatori hanno dovuto però rinunciare alla meta prevista di Sydney per ostacoli burocratici e fermarsi a Southport, 600 km da Sydney. Dopo aver ‘invaso’ lo spazio aereo di Brisbane per evitare le nuvole e la scarsa visibilità, un controllo ha evidenziato la mancanza di un requisito per i loro aeroplani. E’ stata una grande impresa! Solo ora comincio a rendermi conto di tutto quello che abbiamo fatto“, ha detto all’Ansa Roberto Bisa. “Grazie anche al ‘calore’ di tutti gli amici, di appassionati di volo e anche delle persone comuni che in tutti questi giorni ci hanno dimostrato, abbiamo superato momenti veramente difficili: l’attraversamento del deserto egiziano senza scalo, poi quello dell’Arabia Saudita, il Pakistan, con il primo atterraggio di emergenza, e a Pasni, in una regione del Pakistan in guerra da più di 10 anni“.Un altro momento difficile è stato l’atterraggio a Krabi in Tailandia, nel bel mezzo di un temporale di proporzioni bibliche, dove siamo atterrati davvero oltre il limite delle possibilità dei nostri mezzi, e lì Antonio ha danneggiato il suo aereo, dovendo far arrivare dall’Italia con un volo speciale una nuova elica e un nuovo carrello anteriore. L’attraversamento del Mar di Timor, poi, è uno dei più pericolosi al mondo soprattutto se o con un aereo monomotore, figurarsi con un ultraleggero! E infine, lo sconfinato deserto Australiano“. Nell’insieme, la parte più stressante è stata quella di “ottenere le autorizzazioni” e trovare della benzina in scali “che sono abituati a gestire i Boeing e che non hanno nemmeno un imbuto“.

Basta leggere l’ultima pagina del loro diario di bordo per avere un’idea delle difficoltà incontrate :

In questi ultimi giorni abbiamo trascurato un pò il nostro sito web, concentrandoci di più su Facebook, che è un pò più diretto e semplice da gestire.

Sono successe tante cose in questi giorni, che ci hanno lasciato poco spazio per riuscire a gestire tutto:

– Sorvolato tutto il deserto Egiziano, affrontando i primi problemi burocratici legati all’ autentico ladrocinio subito dalle compagnie di gestione aeroportuale prima da parte dell’ Egitto, poi del Pakistan e dell’ India, senza ottenere per altro nessun servizio degno di tale importo;

– A bordo dei nostri aerei abbiamo ammirato la spettacolarità dei deserti del Medio Oriente passando da Jeddah, Rihad, Abu Dhabi, il Qatar, . Le Foreste dell’ india passando a fianco del Bengala, e gli spettacolari paesaggi del Myanmar, Malesia, Indonesia fino a Timor

– Abbiamo prima avuto problemi con il visto Indiano a causa di un atterraggio forzato a Pasni, in Pakistan, in una regione in guerra da dieci anni;

– Siamo finiti sotto un temporale che mai avevamo visto atterrando a Krabi, dove Antonio ha rotto l’ elica e il carrello anteriore, abbiamo aspettato tre giorni per averei pezzi di ricambio dall’ Italia;

– Siamo atterrati a Bali, perdendo un giorno per avere i permessi per proseguire, sorvolando poi tutta l’ Indonesia fino all’ Isola di Timor a Kupang;

– Poi con un pò d’ ansia abbiamo attraversato il mare di Timor, che ci separava dalla Australia, l mare più infestato di squali del pianeta !;

– Sorvolato i deserti Australiani, fino alla sperduta Eva Dovns, con anche qualche problemino al mio motore per aumentare l’ ansia che già si ha a sorvolare zone così desertiche;

– Siamo arrivati sulla Est Cost, fino a Surfes Paradise, e poco importa se non possiamo più proseguire e compiere gli ultimi 600 kilometri che ci separano da Sydney, dove arriveremo comunque senza i nostri fidi aeroplani che non ci hanno mai abbandonato, e che ora aspettano il container per rientrare in Italia.

E’ stata una bella avventura, rischiosa… a volte molto rischiosa, ma entusiasmante e irripetibile ! A parte tutti i problemi, la maggior parte di natura burocratica ripartirei subito. Non ho parole per descrivervi in questo momento le mie emozioni, e presumo che sia così anche per Antonio.

E’ molto bello e gratificante sentire il vostro affetto, la vostra attenzione e le vostre incitazioni.

E’ incredibile per noi credere che le più importanti emittenti televisive Italiane e Australiane, parlino di noi e dell’ impresa che abbiamo compiuto Vedere in continuazione le nostre facce su tutti i giornali in Italia e dei vari paesi dove siamo transitati.

Adesso, arriviamo comunque a Sydney, dove il Console Italiano ci attende per festeggiare il Nostro arrivo.

Ho realizzato un altro sogno ! Questa è la mia più grande soddisfazione !

Adesso, faremo rientro in Italia, dove le nostre mogli e i nostri figli ci attendono da più di un mese. Perchè senza il loro appoggio tutto questo non sarebbe stato possibile.

Grazie Emy, Silvia, Stefano e Sofia !

Grazie a tutti gli Sponsors, perchè senza il loro supporto non avremmo potuto affrontare tutte le spese che in una impresa come questa sono davvero molto importanti !

Io e Antonio siamo stati una accoppiata vincente, non ci siamo mai persi d’ animo neanche nei momenti più difficili, l’ imperativo era andare avanti e come risolvere i problemi, e ci siamo sempre riusciti al meglio.

Io e Antonio, vogliamo dire Grazie a tutti !

…. e non vi preoccupate, vi faremo sognare ancora !

Ieri 2 Novembre, gli aviatori italiani sono comunque giunti a Sydney, sempre in volo, ma con un aereo di linea. Qui li attende il console italiano per i festeggiamenti.

Complimenti ai due piloti italiani!!

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2 Commenti

  1. Ti segnalo un refuso nell’articolo. Quando presenti le caratteristiche dei due aerei, a proposito del Texan, lo classifichi come ala alta… Notoriamente è un’ala bassa.
    Ciao e complimenti. È un bell’articolo

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