Curiosità

Oltre ogni barriera, Chuck Yeager oltre Mach 1

Il 14 ottobre 1947, Charles Elwood Yeager (meglio noto come “Chuck” Yeager) riusciva, per la prima volta nella storia, ad infrangere la barriera del suono.

In molti avevano tentato di superare Mach 1, ma nessuno era mai tornato sano e salvo a casa. L’ultimo a provarci prima di Yeager fu Geoffrey Roal de Havilland Jr., figlio di Goeffrey de Havilland (aviatore, pioniere dell’aviazione e dell’industria aeronautica britannico), che tentò di battere il record a bordo di un de Havilland DH.108… il suo aereo esplose in aria, sopra l’estuario del Tamigi, ed il corpo del pilota fu ritrovato il giorno dopo nella palude di Egypt Bay, nel Kent.

Dopo la morte di Geoffrey Jr, le speranze di andare oltre la barriera del suono si affievolirono. Si trattava dell’ennesimo incidente, e dell’ennesimo valido pilota che passava a miglior vita. Ecco perchè lo definivano “muro” del suono; perchè chiunque avesse provato a scavalcarlo, era finito per infrangersi contro. Solo un uomo dalla stoffa giusta avrebbe potuto osare tanto.

Gli USA volevano essere i primi a compiere l’impresa, dopo che durante la seconda guerra mondiale i tedeschi furono i primi a produrre un aereo a reazione, e dopo che gli inglesi avevano stabilito il record di velocità mondiale con il Gloster Meteor. Doveva essere un americano il primo uomo a raggiungere Mach 1.

Nella base aerea di Muroc (oggi nota come Edwards Air Force Base), situata negli altopiani del deserto del Mojave, l’esercito americano aveva iniziato a mettere a punto i primi aerei supersonici a reazione e a razzo.
Intorno a Muroc si estendeva un deserto che aveva l’aspetto di un paesaggio fossile, dove di tanto in tanto si poteva scorgere qualche piccolo cactus e laghi prosciugati ricoperti di sabbia, niente altro.

L’esercito, in collaborazione con Bell, mise a punto l’X-1. Era “una specie di tubo con quattro camere a razzo, una piccola carlinga, due lame dello spessore massimo di nove centimetri per ali e una coda elevata per evitare il risucchio sonico.” (tratto da La Stoffa Giusta“, di Tom Wolfe).

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Slick Goodlin, pilota dell’esercito, era stato scelto come pilota collaudatore. Era un pilota valido, ma quando chiese un premio di 150.000 dollari per portare a termine la grande impresa (dove in molti avevano fallito), l’esercito si ritirò. Il compito fu affidato a Yeager, che per portare in volo l’X-1 non chiese altro che il suo stipendio, 283 dollari al mese.

Yeager era sicuramente uno dalla “stoffa giusta”… durante un volo di addestramento, eseguì un passaggio basso sulle coltivazioni di un contadino locale, e fu punito con 7 giorni di sospensione… durante la seconda guerra mondiale, si fregiò del titolo “asso in un giorno”, ovvero abbattè 5 nemici in una sola giornata (di cui 2 senza neanche sparare 1 colpo).

A Yeager piaceva alzare il gomito. Quando partecipò con un breve cameo al film Uomini veri” (titolo originale “The Right Stuff” tratto dall’omonimo libro di Tom Wolfe – film che ripercorre le imprese di Yeager e dei primi astronauti americani), gli fu assegnato il ruolo di barista del Pancho’s Place, il luogo di ritrovo per tutti i piloti di Muroc, ed al termine delle riprese rilasciò un’intervista dichiarando “se calcolassi tutte le ore che vi ho passato in quegli anni, sarebbero più di quelle che ho speso in un cockpit”.

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Due giorni prima di andare in volo con l’X-1, Yeager ebbe la brillante idea di andare da Pancho per bere in compagnia; alle 11 di sera ebbe un’altra favolosa idea. Fece sellare 2 cavalli, uno per lui ed uno per Glennis, sua moglie, e decisero di andare a fare una cavalcata notturna nel deserto del Mojave. Complice la scarsa visibilità notturna, Yeager si scontrò con il suo cavallo contro un recinto. Così, il lunedì mattina, Yeager si svegliò con un paio di costole fratturate. Se i suoi superiori avessero saputo dell’inconveniente, martedì mattina su quell’X-1 non ci sarebbe più salito lui, ma Bob Hoover. Yeager strinse i denti, e si fece curare da un medico a Rosamond.

La mattina del 14 ottobre 1947, l’X-1 “Glamorous Glennis” (così ribattezzato da Yeager in onore di sua moglie), era pronto e rifornito nel piazzale di Muroc.

Yeager era pronto? Si!

Si fece accompagnare da sua moglie in modo da tenersi sotto braccio e nascondere il dolore dovuto alle costole rotte. C’era solo un piccolo particolare: l’X-1 non era in grado di decollare come un normale aereo, ma aveva bisogno di essere “lanciato” in volo, per questo doveva essere trasportato fino a 7500 metri sotto l’ala di un B-29. Il pilota avrebbe fatto accesso all’X-1 passando attraverso una stretta botola, per poi chiudere il portellone che separava l’X-1 dal B-29 ed iniziare il volo supersonico.

Yeager, di nascosto, si infilò nell’X-1 e fece delle prove di chiusura portellone, ma si rese conto che il dolore al costato era troppo grande e non sarebbe mai riuscito ad eseguire quei movimenti. Allora si fece aiutare dal suo ingegnere di volo Jack Ridley il quale, dopo aver pensato a lungo su come aiutarlo, escogitò una soluzione: prese una scopa, segò un pezzo di manico, e lo consegnò a Chuck… la buona riuscita del volo era appesa ad un manico di scopa!

Per fortuna tutto andò per il meglio, Yeager riuscì a sganciarsi con l’X-1 dal B-29 ed a chiudere il portellone. Dopo aver attivato i razzi, il Glamorous Glennis iniziò la sua rapida accelerazione… da terra gli ingegneri seguivano con apprensione lo svoglersi del volo, mentre Yeager ripeteva via radio i valori riportati dal machmetro. In prossimità di mach 1 si udì un forte boato sopra i cieli di Muroc (bang sonico); Yeager aveva superato la barriera del suono, senza battere ciglio. L’X-1 era ancora sotto il suo controllo, e dopo qualche istante raggiunse il culmine della sua traiettoria nella stratosfera a Mach 1,06.

Dopo un lungo lavoro, dopo aver perso tanti validi colleghi in altrettanti voli di collaudo, Yeager era riuscito in un’impresa che si rivelò essere solamente il primo passo verso la conquista dello spazio.

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Il Bell X-1 volò altre 78 volte e il 26 marzo 1948, con Yeager ai comandi, raggiunse la velocità di Mach 1.45 ad una quota di 21,900 metri. Si trattava della velocità e quota maggiori mai raggiunti da un velivolo pilotato da un uomo.

Come accennato prima, il film “Uomini Veri” è basato su un libro di Tom Wolfe: è la storia dei piloti di guerra che dal 1947 divennero i collaudatori dei nuovi jet (e in particolare di Chuck Yeager) e poi, fino al 1963, dei sette uomini che avevano la “giusta stoffa” per essere i primi esploratori nordamericani dello spazio nel programma astronautico Mercury della NASA. Ecco un estratto del film in cui si ripercorre l’impresa di Chuck Yeager.

Foto: NASA e airandspace.si.edu

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