Malaysia Airlines MH-370: aggiornamenti ed ipotesi
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Ieri abbiamo pubblicato un primo resoconto sulle dinamiche della scomparsa del volo MH370 e abbiamo raccolto le informazioni riguardo le operazioni di ricerca, che sono in corso ormai da quasi 5 giorni con esiti alquanto deludenti.
Oggi sono emersi alcuni dettagli molto importanti che, spero, possano dare una svolta alle ricerche, visto che nella storia dell’aviazione moderna solo in un caso non è mai stato ritrovato un aereo scomparso. Si tratta del volo 967: nel 1979 si persero le tracce di un Boeing 707-323C operato dalla Varig. Il 707, registrato come PP-VLU, era decollato dall’aeroporto internazionale di Narita (Giappone) ed era diretto a Rio de Janeiro (Brasile). L’ultima posizione nota era a circa 200 km ENE di Tokyo. Si trattava di un volo cargo con a bordo 6 membri di equipaggio, non fu mai ritrovata alcuna traccia ne dell’aereo ne dei corpi.
Tornando al volo MH370, oggi la Malaysia Airlines ha confermato che il velivolo scomparso è dotato di ACARS (acronimo di Aircraft Communication Addressing and Reporting System) ovvero un sistema di datalink tra aeromobile e stazione di terra attraverso il quale l’aereo può inviare automaticamente messaggi di testo ad una stazione di terra (gestita dalla stessa compagnia) per comunicare i parametri di volo e/o per segnalare eventuali anomalie. Tale flusso di dati può avvenire via satellite o in frequenza. Furono proprio i messaggi inviati attraverso l’ACARS che consentirono agli investigatori di risalire alle cause del disastro del volo Air France 447, quando nel 2009 un Airbus A330-200 precipitò nell’Oceano Atlantico mentre era in volo tra Rio de Janeiro e Parigi. I punto di impatto fu individuato dopo appena 1 giorno di ricerche e i resti furono recuperati negli anni successivi a circa 4000 metri di profondità.
Stranamente non è pervenuto alcun segnale ACARS dal volo MH370, ne tantomeno nessun segnale ELT come accennato ieri, il che potrebbe voler dire che questi sistemi sono stati disattivati volontariamente (es: dirottamento) o involontariamente (es: esplosione in volo). Comunque sappiamo che il volo MH370 era sotto il controllo ATC fino a 90 nm a nord est di Kota Bharu (Malaysia), dopodichè il radar secondario ha perso il contatto. Anche qui ci sono due ipotesi: o che il trasponder a bordo sia stato disattivato volontariamente (es: dirottamento, come successo con gli aerei dirottati l’11 settembre 2011) o involontariamente. Ma, anche con il trasponder disattivato, l’aereo può sempre essere individuato attraverso il radar primario, utilizzato dai sistemi di sorveglianza militare per allertare il sistema di difesa nazionale e, se necessario, attivare le procedure di scramble per far decollare un caccia intercettore per intercettare e identificare l’aereo “sconosciuto”.
Solo oggi, ovvero dopo 4 giorni dalla scomparsa, l’aviazione militare malese ha confermato di aver verificato i segnali registrati dal radar primario e di aver individuato una traccia riconducibile al volo MH370: l’aereo sembra aver abbandonato la rotta originaria virando a ovest verso il Golfo di Thailandia ad una quota inferiore rispetto quella prevista (1000 metri / 3000 feet ground), sorvolando la costa est vicino Khota Baru e passando anche la costa ovest vicino Kedah. Quindi, ha sorvolato tutta la penisola malese per poi perderne le tracce alle ore 02:40 locali vicino Pulau Perak nello stretto di Malacca, ad una distanza di 285 nm rispetto l’ultima posizione nota al radar secondario, registrata circa 1 ora e 20 minuti prima. La polizia locale ha raccolto la testimonianza di alcune persone che affermano di aver visto alcune luci in movimento riconducibili ad un aereo a bassa quota diretto verso il presunto luogo di impatto nello stretto di Malacca. Con queste poche informazioni è difficile stabilire come mai il velivolo abbia cambiato rotta per poi volare a bassa quota fino a schiantarsi, probabilmente, in acqua.
Ora si spiega perchè da alcuni giorni le ricerche si concentrano in questa zona che dista di molto dalla rotta che il volo MH370 avrebbe dovuto seguire. Non si spiega però come mai non sia stato ritrovato neanche un frammento dell’aereo visto che lo stretto di Malacca non è molto profondo ed è uno dei più trafficati al mondo. Una delle tante ipotesi potrebbe essere che l’aereo sia riuscito ad ammarare senza disintegrarsi, ma che poi sia affondato velocemente a causa dei danni riportati, senza quindi rilasciare frammenti o liquidi (es: carburante) e senza lasciare il tempo agli occupanti di abbandonare i velivolo.
I presunti avvistamenti di rottami di ieri, 10 marzo, sono stati verificati e determinati come falsi o non attendibili dopo aver condotto le opportune verifiche. La zona di ricerca principale resta quella dello stretto di Malacca. Il centro di ricerca e soccorso vietnamita ha esteso la zona di ricerca a sud del Mar Cinese e nel Golfo di Thailandia.
Attraverso i satelliti cinesi in orbita sulla probabile zona del disastro si stanno acquisendo le immagini per un’analisi più accurata.
Alla luce delle ultime indagini riguardo ai due passeggeri che si sono imbarcati con passaporto falso, l’ipotesi del dirottamento sembra essere quella meno probabile come dichiarato dall’Interpol, mentre prende forza l’ipotesi di un guasto tecnico.
Questa missione di ricerca su larga scala mi ricorda, con le dovute proporzioni, l’incidente di Steve Fosset. Era un miliardario statunitense con il pallino dell’aviazione (aveva conquistato 115 record in ambito aeronautico), che sparì dai cieli il 3 settembre 2007 a bordo del suo aereo da turismo, un Citabria. Furono impiegati più di 45 mezzi tra aerei e elicotteri per individuare l’eventuale punto di impatto, e le ricerche proseguirono per giorni senza risultati, anzi… le ricerche consentirono l’individuazione di altri 6 relitti, ma nessun di questi era il Citabria di Steve Fosset. I suoi resti furono ritrovati casualmente 1 anno dopo.
Una delle tante cose strane che mi lascia perplesso del volo MH370 è come mai nessun caccia dell’aviazione malese sia decollato per intercettare questo aereo “fantasma” che ha volato per 1 ora e 20 minuti senza alcun contatto radio/radar. Si tratta di una situazione simile a quella occorsa il 17 febbraio sui cieli italiani (ve ne abbiamo parlato qui) quando un aereo della Ethiopian Airlines era stato dirottato dal co-pilota; in quel caso però, due caccia Eurofighter Typhoon del 36° Stormo di Gioia del Colle (BA) sono decollati su indicazione del COFA di Poggio Renatico per intercettare il velivolo sospetto. Un caso analogo di aereo “fantasma” è quello del volo Helios 522, quando sui cieli della Grecia un Boeing 737 volò per circa 3 ore senza alcun contatto radio a causa di un problema di pressurizzazione che aveva fatto perdere conoscenza a tutti gli occupanti. Il Boeing della Helios fu affiancato dagli F-16 della Hellenic Armed Forces i quali lo scortarono fino a quando non esaurì il carburante e si schiantò vicino Grammatiko.
In un’epoca dove siamo in grado di localizzare un telefonino spento o di comandare un robot su Marte, non riusciamo a individuare un aereo con 239 persone a bordo. Paradossale e sconfortante.